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Questo é il secondo capitolo di “zerodue” svolto tra 2013 e il 2015.

Il sapore é immediato e non lascia vie di scampo a chi osserva una Milano non più da lontano, come nel lavoro precedente, ma da vicino. Alla ricerca di qualcuno o qualcosa che non si trova o non si lascia trovare. Ogni frame é unico. Ad ogni scatto mi pongo delle domande: “Cosa c’entro io con Dio?” “Che ci faccio qui?”. Banali? Si! Ma importanti per me e per ciò che sono diventata.  Si notano i difetti, le imperfezioni della pellicola ed in alcuni casi l’errore fotografico, così come se la città prendesse un identità profonda, e spesso dolorosa. In fondo il dolore svela ciò che siamo. Chiedo riscatto ad una città che mi ha vista nascere, camminare e crescere interiormente per quelle vie umide, sporche, ma con la capacità di farmi vedere, all’improvviso un insolito arcobaleno.

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